LA RIFLESSIONE POLITICA
Il mio interesse per la politica è iniziato quando avevo 17 anni a seguito delle grandi manifestazioni antifasciste che si erano svolte a Genova, e in tante altre città, nel Giugno/Luglio del 1960 contro il tentativo da parte del presidente del Consiglio incaricato (il democristiano Fernando Tambroni) di formare il governo con gli eredi politici e morali dei fascisti che avevano oppresso l’Italia per oltre 20 anni; consegnato nel settembre 1943 il paese agli occupanti nazisti; e che insieme avevano perpetrato tanti eccidi di antifascisti e di comuni cittadini. Non era tollerabile per gli antifascisti genovesi e non solo, a così pochi anni dalla fine della vittoriosa lotta di Liberazione contro i nazifascisti, far tenere a Genova, medaglia d’oro della Resistenza, il congresso del MSI con la presenza di personaggi, come il prefetto C.E. Basile, che durante l’occupazione tedesca si erano resi responsabile dei tanti eccidi e deportazioni nei lager nazisti di partigiani, di ebrei, di antifascisti e di comuni cittadini.
Vivendo dalla fine degli anni ’50 in un paese come Manesseno, e frequentando la Società di Mutuo Soccorso “L’Unione” che durante la Resistenza era stata la sede di una brigata partigiana delle Squadre d’Azione Patriottiche: la garibaldina “"Riccardo Masnata”, ho incominciato a conoscere tante persone di orientamento politico e sociale diversi, alcuni dei quali erano stati partigiani, discutendo di diritti dei lavoratori, di resistenza, di lotta partigiana, e di tanti altri argomenti, che per me rappresentavano delle novità.
A Manesseno, ma anche in altri ambienti di vita e di lavoro da me praticati, ho conosciuto anche tante persone che per coerenza per le proprie idee politiche dedicavano parte del loro tempo libero agli altri e al bene collettivo. Primi fra questi ho conosciuto le tante persone che erano impegnare nella gestione della Società, nell’amministrare il Comune e in altri ruoli sociali e politici. Ma la mia formazione politica si è formata anche con le discussioni con i compagni di lavoro durante i miei primi anni di lavoro, e con la lettura, anche se saltuaria, del giornale comunista L’Unita. E non di certo di secondaria importanza è stato il fatto che mio padre, che era iscritto al PCI fin dal 1951, Sotto questo aspetto credo di ritenermi fortunato per aver vissuto quegli anni tra persone, uomini e donne, che credendo nei valori costituzionali e condividendo le idee e i valori politici della Sinistra politica italiana, vivevano e si comportavano in modo serio e onesto
Ma ad influire sulla mia formazione politica è stato anche mio padre, che era iscritto al PCI fin dal 1951, che con i suoi ragionamenti e i suoi modi di vita mi avevano già trasmesso una sicura impronta politica. In quella tessera, emessa dalla sezione del PCI di Bova Marina (RC), risulta che mio padre faceva parte della cellula “Alluvionati”, i cui iscritti furono sempre alla testa della popolazione dei paesi di Casalnuovo e di Africo che, sfollati nel vicino Campo profughi, si battevano continuamente per chiedere la costruzione del paese nuovo e migliori condizioni di vita.
Il mio interesse per la “Politica” l’ho accompagnato continuamente con lo studio, la riflessione, il confronto delle idee, avendo come riferimento quei valori e idealità della Sinistra politica italiana, che affondavano le radici dal Risorgimento italiano e dalla lotta di Resistenza al nazifascismo. Tra i libri che ho letto in età giovanile, e che hanno contribuito a “formarmi” una coscienza politica e sociale ricordo ancora con piacere: La vita di Giuseppe Garibaldi, Il Tallone di Ferro di Jack London, La Madre di Massimo Gorki, Al Dio sconosciuto e La Battaglia di J. Steinbeck, Il Giorno più Lungo di C. Ryan, 1984 di George Orwell e tanti altri.
E così con quella formazione umana, politica e sociale, anche se ancora embrionale, il 30 giugno del 1960 ho partecipato alla grande manifestazione antifascista di protesta che si tenne a Genova contro la tenuta del congresso del MSI, e che alla fine venne attaccata brutalmente dalle forze dell’ordine (la Celere) fatte giungere appositamente da Padova con lo scopo di attaccare il movimento antifascista.
Dopo quella manifestazione e anche al seguito degli eccidi di lavoratori che la polizia del ministro degli interni, il democristiano Mario Scelba, aveva compiuto il 7 luglio uccidendo cinque lavoratori a Reggio Emilia, l’8 luglio uccidendo un giovane di 17 anni a Catania e quattro lavoratori a Palermo, ho incominciato a frequentare il locale Circolo della Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI) di Manesseno-S. Olcese (Ge). Lí ho conosciuto molti ragazzi e anche ragazze, più o meno della mia età, con i quali siamo diventati amici anche nella vita sociale. Insieme a loro ho conosciuto anche alcuni attivisti della locale sezione del PCI (Ezio Faggioni), trovando in loro delle "belle" persone che dedicavano parte del loro tempo alla politica, con serietà, onestà e vera passione.
A seguito delle tante discussioni e dibattiti su vari argomenti dell’epoca alle quali avevo partecipato con questi nuovi amici e per le precedenti discussioni che avevo avuto con alcuni colleghi di lavoro di idee comuniste, nel 1962 mi sono iscritto al Circolo della FGCI di Manesseno, la cui sede si trovava ad Arvigo (frazione di Sant’Olcese, nei pressi di Manesseno) e segretario del circolo era Franco Minetto, diventato in seguito uno dei più cari amici.
Ho continuato ad iscrivermi alla FGCI anche negli anni successivi. Nel 1963 era segretario Pietro Nervi; nel 1964 era segretario Bruno Nervi, e nel 1965 segretario era Franco Minetto. Con loro e con tanti altri giovani ho partecipato attivamente, a parte il periodo del servizio miliare (1964/65), alle diverse attività politiche e sociali organizzate dal circolo su tutto il territorio comunale di Sant’Olcese, in collaborazione con la locale sezione del PCI “Ezio Faggioni”.
In quegli anni ho partecipato, insieme ai miei amici e compagni della Federazione Giovanile Comunista Italiana e del Partito Comunista Italiano di Manesseno, a diffondere L’Unità andando durante le campagne elettorali e in altre importanti ricorrenze storiche: 25 Aprile, 1° Maggio, 2 Giugno, a venderlo tra le case delle diverse frazioni del Comune di S. Olcese (Manesseno, Comago, Arvigo, Piccarello, S. Olcese chiesa, Torrazza, Costa di Pino, Trensasco.
Alla domenica, specialmente durante le varie campagne elettorali, e in alcune altre festività come il 25 aprile, il 1º maggio e il 2 giugno, ho partecipato, con i miei amici, alla diffusione de L’Unità: il giornale fondato da Antonio Gramsci nel 1924, portando il quotidiano del PCI nelle diverse frazioni del Comune. Il massimo numero di copie da me diffuse durante una sola giornata è stato di 200 copie circa.
La foto è del 7 Aprile 1963 durante una diffusione dell’Unità organizzata dai giovani del Circolo della FGCI e dalla sezione del PCI di Manesseno per la campagna elettorale che vide la conferma della giunta di sinistra al comune di Sant'Olcese. La foto è stata fatta nei pressi del ponte di Manesseno, dove allora si trovava l’edicola dalla quale ritiravamo il giornale. Io sono il primo a destra. Mia sorella Carmen è vicina a me in prima fila, mentre a fianco a Lei si trovava Oriella. A sinistra si nota Marino Poggi (che è stato successivamente sindaco di Sant'Olcese) e a fianco di Lui (in primo piano) ci sono i fratelli Bruno e Mario Nervi. Insieme a noi si trovavano tanti altri amici e compagni (Carlo Rossi, Franco Minetto) con i quali abbiamo condiviso oltre ad una bella amicizia, molte iniziative politiche e ricreative.
IL MIO RAPPORTO CON L'UNITÀ
Ho iniziato a leggere L’Unità fin dai primi anni del 1960 quando, durante le pause di lavoro, lo “prendevo in prestito” da alcuni compagni di lavoro. In seguito ho incominciato ad acquistarlo con una frequenza man mano maggiore. La lettura de L’Unità, che in quegli anni aveva anche l’edizione genovese, era per me un buon mezzo per informarmi su quanto avveniva in città e nella provincia, e gli avvenimenti che accadevano in Italia Paese e nel resto del Mondo. Incominciai così ad interessarmi dei problemi politici e sindacali dei lavoratori, del agli avvenimenti internazionali (La rivoluzione di Fidel Castro a Cuba, la conquista dello spazio, il Vietnam, le lotte degli afroamericani e cosi via. Con L'Unità ho maturato, insieme ad una rinnovata emancipazione sociale anche un maggiore soggettivismo politico. Grazie alla lettura de L’Unità ho iniziato ad avere maggiore consapevolezza delle mie condizioni di vita e di lavoro e di quelle dei lavoratori in generale.
Gradualmente, con L’Unità, ho seguito le diverse tematiche sociali, del lavoro, delle libertà, della democrazia e della giustizia sociale ed economica del nostro Paese. Con L’Unità ho seguito, con partecipazione e interesse, gli avvenimenti che hanno attraversato, nel secolo scorso, gran parte della mia vita e che hanno contribuito a fare di me una persona consapevole, libera e, come scrisse Antonio Gramsci, da “partigiano”.
Ho continuato a leggere il giornale, anche durante il periodo del “militare”, cercando di impegnare il mio tempo e di dedicare le mie risorse fisiche e intellettuali al significato che Gramsci aveva voluto dare al giornale: quello dell’unità tra operai, contadini e impiegati.
Dopo aver fatto il sevizio militare tra l’aprile 1964 e il giugno 1965, ritornato a casa ho trovato lavoro in un’azienda che realizzava impianti di riscaldamento industriali e civili. Riprendendo il mio impegno politico, dal 1966 al 1968 sono stato eletto segretario del circolo della FGCI che, nel frattempo, si era spostato insieme alla sezione del PCI, in nuovi locali a Manesseno. In quegli anni il circolo contava su una media di 120 iscritti. In quel periodo, tra le altre attività politiche abbiamo organizzato alcuni incontri con i giovani del locale Circolo delle Acli per organizzare delle iniziative culturali e sociali insieme. Insieme ai giovani del circolo della FGCI di Serra Riccó abbiamo organizzato anche un Festival della gioventù comunista nel piazzale della S.M.S. “Unione” di Manesseno.
In quegli anni sono stato membro della direzione Provinciale della FGCI di Genova, partecipando assiduamente alle sue riunioni insieme a mio cugino Bruno Fabbrizio, anche lui “figgicciotto”. In quanto componente del Comitato provinciale della FGCI ho partecipato ad un viaggio nella ex DDR (Repubblica Democratica Tedesca), ad Aue nei pressi di Lipsia, visitando per la prima volta uno dei cosiddetti paesi “comunisti” che, pur con tanti incontri conviviali e di amicizia, hanno creato in me e negli altri giovani compagni delle perplessità e delle valutazioni su quelle realtà politiche e sociali.
LA MIA MILITANZA POLITICA NEL PCI
Nel 1964 mi sono iscritto al Partito Comunista Italiano (PCI) nella sezione “M. Adda” di Ge-Teglia, nel cui quartiere (Teglia) lavoravo in un’azienda metalmeccanica.
Dal 1966 ho preso la tessera del PCI e fino al 1971 mi sono impegnato nella Sezione “Ezio Faggioni” del PCI di Manesseno partecipando all’organizzazione delle tante e diverse iniziative politiche che si organizzavano, e partecipando alle sue numerose iniziative sui problemi amministrativi del territorio, sui temi politici, sociali ed economici del Paese, e non per ultimi, su quelli dell’ambiente. La battaglia politica del PCI per il risanamento ambientale dell’alta Valpolcevera e per lo spostamento delle raffinerie petrolifere oltre Appennino è infatti partita in quegli anni, e anche a Manesseno si era tenuta nel cinema della SOMS una grande manifestazione popolare.
Sempre molto partecipate sono state le discussioni congressuali del partito e sui temi del lavoro e dell’occupazione; a partire da quella giovanile e femminile.
Nel 1968, a seguito di un concorso che avevo fatto nel 1967, sono entrato a lavorare nelle Ferrovie dello Stato iniziando a lavorare nella stazione Brignole nell’aprile di quell’anno.Nel 1966 sono stato candidato al Consiglio comunale di S. Olcese, ottenendo un buon risultato elettorale.
CON LO SCOPO DI PERCORRERE IN ESTREMA SINTESI LA MIA MILITANZA POLITICA, ELENCO LE DATE, LE SEZIONI IN CUI SONO STATO ISCRITTO, E GLI AVVENIMENTI POLITICI PIÙ IMPORTANTI CHE HO VISSUTO.
Nel 1972 mi sono iscritto alla sezione “Guido” di Pontedecimo anche perché in quel periodo con la mia famiglia gestivamo la SOMS “La Fratellanza”. Bella esperienza umana, sociale e politica trascorsa in quell’ambiente democratico, dove ho conosciuto e frequentato tante “belle” persone, alcune delle quali avevano fatto anche il partigiano ed erano impegnati nel Consiglio comunale e sul territorio.
Segretario nazionale del PCI è Enrico Berlinguer che al XIII Congresso, affrontando il tema delle alleanze sociali e politiche: In un paese come l'Italia, una prospettiva nuova può essere realizzata solo con la collaborazione tra le grandi correnti popolari: comunista, socialista, cattolica. Di questa collaborazione l'unità delle sinistre è condizione necessaria ma non sufficiente.
Dal 1973 al 1975 sono stato iscritto alla sezione “Emilio Guerra” di Sampierdarena. All’inizio con la mia famiglia gestivamo la Società “Ciclistica”, chiamato “La Tana” perché durante la lotta di Resistenza al nazifascismo li si riunivano i partigiani della zona. In quella sezione, che ho frequentato, ho partecipato a molte iniziative e a tante discussioni politiche.
Poiché, nel frattempo, nelle Fs, insieme ad alcuni altri militanti del PCI avevamo dato vita al Coordinamento dei ferrovieri comunisti degli impianti genovesi, nel 1976 e il 1977 con i compagni ferrovieri della mia stazione abbiamo dato vita ad una cellula del PCI che faceva capo alla Sezione Biscuola-Scolesite.
1978 NASCE LA SEZIONE DEI FERROVIERI COMUNISTI “R. GRIECO”
A seguito di un grande lavoro organizzativo con un gruppo di ferrovieri comunisti di diversi impianti ferroviari abbiamo dato vita alla Sezione Ruggero Grieco che fino al 1980 ha avuto come segretario Mario Zanni. In quei primi anni di vita della sezione, compito principale del suo gruppo dirigente (io ero nella segreteria della sezione) è stato quello della costituzione delle cellule ferroviarie negli impianti ferroviari di Genova. Ma anche le discussioni e le iniziative politiche tra i ferrovieri trovarono molto spazio.Nel 1979, dopo aver lasciato l’impegno sindacale, ho deciso di impegnarmi più direttamente nell’attività politica nella sezione comunista dei ferrovieri; diventando nel 1980 segretario politico della stessa.
PER OTTO ANNI SONO SEGRETARIO DELLA SEZIONE DEI FERROVIERI COMUNISTI
Dal 1980 al 1994, dopo aver lasciato la responsabilità nella segreteria del Sindacato trasporti dei ferrovieri, sono stato segretario, quasi ininterrottamente, della Sezione dei Ferrovieri del PCI “R. Grieco” prima e del PDS poi. la Sezione ha svolto nel corso degli anni un'intensa attività politica in tutti gli impianti ferroviari di Genova, attraverso le sue 22 cellule, raggiungendo, nella metà degli anni ’70, più di 500 iscritti.
Tra le numerose proposte sul trasporto pubblico maturate all’interno della Sezione, mi piace ricordare quella maturate, nei primi anni del 1990, dell’integrazione del servizio e delle tariffe tra le FS, nonché dell’integrazione del servizio urbano ed extra-urbano; e del passante ferroviario da Voltri a Principe (Via Sampierdarena) attraverso il “camerone” di Borzoli per metropolizzare l’attuale linea ferrovia tra Ponente-Levante, le fermate ferroviarie di S. Benigno e S. Quirico (realizzate), e di Palmaro, Terralba e Cattaneo, ecc.. Proposte che in parte sono state realizzate e in parte sono ancora in via di ultimazione.
LA SEZIONE È DIRETTA DA MANGANARO
Poiché nelle elezioni per il rinnovo del Consiglio direttivo del Dlf genovese, dall’inizio del 1986 avevo iniziato a lavorare al Dopolavoro Ferroviario, su mia richiesta nel 1989 mi è subentrato nella carica di segretario di sezione l’amico Aldo Manganaro, che ha tenuto la carica fino al 1991.
Dopo il scioglimento del PCI, seguendo la tradizione politico-culturale del PCI, Io ho aderito al Partito dei Democratici di Sinistra (PDS).
COL PDS RITORNO AD ESSERE IL SEGRETARIO DELLA SEZIONE DEI FERROVIERI
Nel 1991, la decisione congressuale di sciogliere il PCI, con la nascita del PDS e di Rc, aveva creato in tanti compagni dubbi, perplessità e anche disorientato. In tale situazione, Manganaro non sentendosi molto motivato, aveva chiesto di essere sostituito nella carica di segretario e la scelta degli altri compagni del Consiglio direttivo della sezione cadde su di me.
In quel periodo sono stato iscritto al Circolo Christa Wolf della Sinistra del PDS
Il mio impegno come segretario della sezione dei ferrovieri del PDS è stato fino al 1996
Essendo stato eletto nel 1993 nel Consiglio comunale di Genova, e pur essendo Consigliere al turismo del DLF, ho continuato ad impegnarmi nella sezione dei ferrovieri del PDS contribuendo in quegli anni, insieme ai compagni della sezione “Alpa” dei tranvieri, alla formulazione di molte proposte sul trasporto pubblico locale e su quello ferroviario.
Tra le numerose proposte sul trasporto pubblico maturate all’interno della Sezione, mi piace ricordare quella maturate, a metà anni del 1990, dell’integrazione del servizio e delle tariffe tra le FS, nonché dell’integrazione del servizio urbano ed extra-urbano; e del passante ferroviario da Voltri a Principe (Via Sampierdarena) attraverso il “camerone” di Borzoli per metropolizzare l’attuale linea ferrovia tra Ponente-Levante, le fermate ferroviarie di S. Benigno e S. Quirico (realizzate), e di Palmaro, Terralba e Cattaneo, ecc. Proposte che in parte sono state realizzate e in parte sono ancora in via di ultimazione.
MARINARO E MARINARO GLI ULTIMI SEGRETARI DEI FERROVIERI DEL PDS E DEI DS
Poiché dalla fine degli anni ’80, a causa dei continui pensionamenti e prepensionamenti dei ferrovieri, gli iscritti ferrovieri alla sezione “Rugegro Grieco” erano in continua diminuzione, ad un certo punto sono venute a mancare le motivazioni della sua esistenza.
Questa fase è stata gestita nel 1999 da Franco Marinaro e negli anni finali della vita della sezione (dal 2000 al 2002), da Aldo Manganaro, che dopo aver trasferito gli ultimi iscritti alle sezioni dei DS territoriali conclusa quell’importante fase storica, umana, sociale e politica alla quale avevano preso parte molte migliaia di ferrovieri genovesi.
IL MIO IMPEGNO NELLA SEZIONE “BISCUOLA-SCOLESITE” DI SAN FRUTTUOSO
Dopo la chiusura della Sezione dei ferrovieri “Ruggero Grieco”, mi sono iscritto dal 2002 alla sezione “Biscuola-Scolesite” dei Democratici di Sinistra di San Fruttuoso. Sono entrato a far parte della segreteria della sezione e su richiesta dei compagni, sono stato candidato alle elezioni per il rinnovo del Consiglio di Circoscrizione della bassa Val Bisagno, che includeva i territori di Marassi, San Fruttuoso e Quezzi.
Eletto nelle elezioni del 2003, sono stato votato dagli altri undici componenti del gruppo Capo gruppo dei DS della Circoscrizione.
Nel 2007 sono stato socio fondatore del Partito Democratico (PD), nato dalla confluenza in un unico soggetto politico di centrosinistra del partito dei Democratici di Sinistra e del Partito Popolare Italiano. Per la sua nascita (14/10/2007) mi sono impegnato attivamente quando ero iscritto ai Democratici di Sinistra di Genova. Nel febbraio del 2013 ho partecipato, insieme ad altre 3.110.209 persone, alle elezioni primarie per scegliere il segretario del PD, e il mio voto era andato al segretario Pierluigi Bersani: persona che stimo per la sua onestà intellettuale e per le sue capacità politiche e amministrative.
Nel 2016 ho fatto parte dell’Associazione di cultura e politica Il Pane e le Rose
Dopo aver cercato, inutilmente, per alcuni anni di cambiare dall’interno il corso politico che Renzi aveva imposto al partito, dopo 10 anni di militanza nel PD, dal 2017 non ho più rinnovato la tessera, come tanti miei amici e compagni.
perché la pessima gestione politica e amministrativa dell’allora segretario Matteo Renzi, e le scelte personalistiche di quel personaggio non mi piacevano, come a tanti altri milioni di elettori ed elettrici di Sinistra.
Avevo intuito, come molti altri all’interno del PD, che quel segretario stava cambiando la natura e l’anima stessa del Partito, così come erano state formulate alla sua nascita, e che avrebbe arrecato gravi danni politici ed elettori allo stesso Partito. Purtroppo, così è stato! Quel personaggio dopo aver portato il Pd al suo minimo elettorale storico, si è messo per conto proprio con un partitino di persone da lui gratificate in precedenza con seggi parlamentari e altro.
nel 2017 seguo con interesse e partecipazione il Movimento Democratico e Progressista Articolo 1, al quale sono iscritto, anche per la stima politica, culturale e sociale che nutro in persone che hanno contribuito a fondarlo, il 25 febbraio 2017, come Bersani, D’Alema, Speranza e tanti altri amici e compagni sia a livello Genovese e Ligure, che nazionale.
“Siamo donne e uomini che hanno fatto dell’Articolo 1 della nostra Costituzione repubblicana il proprio simbolo: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Lo abbiamo fatto perché pensiamo che solo rimettendo al centro della nostra azione politica quotidiana la dignità e la qualità del lavoro potremo recuperare il filo spezzato con una parte importante di popolo di centrosinistra che in questi anni ha scelto altre strade.
La mia adesione ad Articolo 1 è stata la logica conseguenza politica, culturale, morale e sociale del mio impegno attivo che, durante la mia vita, ho sempre privilegiato con passione: da uomo libero e, come scrisse Antonio Gramsci, da Partigiano.
Sono tutt’ora convinto che Articolo 1 sia ancora il partito dei lavoratori e dei ceti sociali più bisognosi della popolazione che possa garantire agli italiani (vecchi e nuovi) quei valori di libertà, democrazia, giustizia sociale ed economica conquistati dalla Resistenza e sanciti dalla Costituzione italiana.
Ho dedicato parte della mia vita alla politica: onesta, pulita, fatta nell'interesse della cosa pubblica e a favore dei ceti sociali più bisognosi; e senza mai guadagnarci nulla, anzi! L'ho fatto in modo attivo, impegnandomi anche in tutte le campagne elettorali fatte, con lo scopo di far vincere il/la candidato/a che il partito candidava e per i suoi contenuti programmatici.
IL MIO IMPEGNO PER LA “POLITICA”
Essendo un convinto democratico che si è sempre ispirato ai valori e ai principi della Costituzione italiana, che da sempre si batte contro ogni forma di razzismo d’ingiustizia e di ogni sorta d'intolleranza, la mia collocazione politica non poteva che essere a “Sinistra”. Per tali motivi sono iscritto al Partito Comunista Italiano e, dopo il suo scioglimento, al Partito dei Democratici di Sinistra e poi ai Democratici di Sinistra, e infine nel 2007 sono stato un convinto socio fondatore del Partito Democratico del quale sono stato iscritto fino al 2017.
Ho dedicato una vita alla politica (onesta, pulita, fatta nell'interesse della cosa pubblica e a favore dei ceti sociali più bisognosi; e senza mai guadagnarci nulla, anzi! L'ho fatto in modo attivo, impegnandomi anche in tutte le campagne elettorali fatte, con lo scopo di far vincere il/la candidato/a che il partito candidava e per i suoi contenuti programmatici che erano spesso all'opposto di quelli espressi dai partiti della destra politica italiana. E l’adesione ad Articolo 1 è la logica conseguenza politica, culturale, morale e sociale del mio impegno attivo che, durante la mia vita, ho sempre privilegiato con passione: da uomo libero e, come scrisse Antonio Gramsci, da Partigiano.
È per l’insieme di questi motivi che, con orgoglio e con passione, mi piace definire la mia vita come la “vita di un italiano di Sinistra” che ha condiviso la politica e le scelte del Pci e dei partiti che seguirono i suoi valori in seguito al suo scioglimento. Il mio orgoglio di appartenenza al Pci dipendeva anche dal ruolo e dalla funzione politica che storicamente quel partito ha avuto nel nostro Paese a favore dei lavoratori e dei ceti sociali più bisognosi, e dal fondamentale contributo d'impegno e di lotta clandestina che ha dato alla lotta di Resistenza al regime fascista e per la lotta di Liberazione dell’Italia dal nazifascismo.
LE MOTIVAZIONI STORICHE E POLITICHE PER LE QUALI HO SCELTO DI ESSERE COMUNISTA E DI SINISTRA
La nascita del PCd’I, avvenuta il 21 gennaio 1921 con la scissione dal Psi, è stata una necessità storica sia per il fronte riformista del PSI diretto da Filippo Turati, che per il fronte comunista rappresentato da Bordiga, Gramsci, Togliatti e dagli altri scissionisti.
Dopo l’assassinio fascista (10 giugno 1924) del segretario del Partito socialista Unificato Giacomo Matteotti, il PCd’I è stato l’unico partito di opposizione che dopo essersi ritirato sull’Aventino, insieme agli altri partiti dell’opposizione, è rientrato in Parlamento per denunciare l’assassinio fascista di Matteotti, continuando a presentarsi con i suoi deputati nel Parlamento prima che il regime fascista lo chiudesse.
Il PCI ha firmato con il PSI il 17 agosto 1934 il Patto di unità d’azione in difesa delle libertà democratiche.
È stato il PCI che il 3 marzo 1943 ha firmato il patto con i socialisti e con Giustizia e Libertà un accordo con il quale confermano l’unità d’azione nella lotta al fascismo.
Sotto il fascismo il PCd’I è stata l’unica forza politica che è riuscita a mantenere, nella clandestinità, una presenza continua per tutto il ventennio fascista.
Nella lotta di Resistenza al nazifascismo i comunisti sono stati la forza principale impegnata nella lotta armata.
Con la “svolta” di Salerno del 20 marzo 1944 il segretario del PCI Palmiro Togliatti dette l’avvio al progetto di partito nuovo, democratico, e di massa con la proposta della nascita di un governo di unità nazionale.
Con la lotta di Liberazione i comunisti introdussero nella politica italiana elementi di costruzione della democrazia, a partire dalla costituzione dei Comitati di Liberazione Nazionale e a tutte le altre forme democratiche: dai governi di unità nazionale in poi.
È stato il PCI che il 22 aprile 1944 ha dato vita al 1* governo di unità nazionale con i sei partiti che facevano parte del CLN: Democrazia Cristiana, PSIUP, PCI, Partito d’Azione, PLI, PDdL.
Nella costruzione della Repubblica Italiana i comunisti sono stati parte essenziale per la nascita e la formulazione della Costituzione.
Così come sono stati comunisti la grande maggioranza dei 25.000 perseguitati politici dai molti prefetti formati in epoca fascista nel decennio successivo all’abbandono della Democrazia Cristiana del governo di unità nazionale con l’esclusione dei partiti di sinistra (PCI e PSI). Così come la grande maggioranza degli uccisi dalla polizia della Celere del ministro democristiano Mario Scelba nel corso di manifestazioni sindacali e politici. E senza mai rispondere da parte del PCI a con la violenza.
Negli anni ’50 e ’60 il PCI è stata la forza politica che ha contribuito al ciclo di riforme fondamentali, come le riforme, lo statuto dei lavoratori, diritto di famiglia, divorzio, aborto, servizio sanitario nazionale, ecc.
Berlinguer, che nel febbraio del 1969 era stato eletto vicesegretario di Luigi Longo nel PCI, l’11 giugno alla conferenza dei partiti comunisti europei, tenutosi a Mosca, critica l’URSS per la repressione di Praga.
L’11 marzo del 1978, mentre l’Italia subiva il terrorismo delle brigate rosse, il Pci decide, insieme al Pci, Psdi e Pri, di dare l’appoggio esterno al governo monocolore della DC di Giulio Andreotti.
Il 16 marzo 1978, mentre si svolgeva il dibattito parlamentare sulla fiducia al governo Andreotti, veniva rapito dalle Brigate rosse il presidente della Dc Aldo Moro. Il Pci, insieme alla DC, si pronuncia subito contro la trattativa chiesta dalle Brigate rosse al Governo.
Il 27 novembre 1980, Berlinguer chiude l’era del “compromesso storico” e pone al Paese la “questione morale” mettendo al centro del dibattito politico la costruzione di un governo di “uomini capaci e onesti”.
Il 27 febbraio 1981, a Mosca, al XXVI congresso del Pcus, Giancarlo Pajetta, in rappresentanza del Pci, critica l’occupazione sovietica dell’Afghanistan e la repressione polacca delle agitazioni operaie che portarono alla nascita nel settembre del 1980 del sindacato libero Solidarnosc di Lech Walesa.
Il 15 dicembre 1981, Berlinguer commentando il colpo di stato del generale polacco Jaruzelski, sostenuto da Mosca, dice che nei Paesi dell’Est europeo si è ormai esaurita la “spinta propulsiva” generata dalla Rivoluzione d’ottobre.
Il 14 febbraio 1984, quando con un decreto-legge il governo di Bettino Craxi taglia di quattro punti la scala mobile, il Pci promuove un referendum abrogativo, che il 10 giugno del 1985 verrà però prevalere i contrari (col 54,3%) all’abrogazione della norma abrogativa.
Il 12 novembre 1989, tre giorni dopo la caduta del Muro di Berlino, il segretario del Pci Achille Occhetto, propone alla Bolognina (un circolo democratico di Bologna) il cambio del nome del PCI e del suo simbolo.
Nel marzo del 1990, al congresso nazionale del PCI, la mozione di Occhetto per la costruzione di una “Cosa” nuova aperta anche ad altre forze politiche viene approvata con il 67% dei voti. Il 30% dei voti va alla mozione presentata da Pietro Ingrao e Alessandro Natta contraria all’abbandono della tradizione, al nome e ai simboli comunisti. Il 3% sosterrà la mozione di Cossutta per la continuità del Pci.
Il 3 febbraio 1991, al XX congresso il PCI viene sciolto. Nasce il partito Democratico della Sinistra con Occhetto Segretario; e nasce anche il Movimento della Rifondazione Comunista che, il 12 dicembre, darà vita, insieme a Democrazia Proletaria e parte dell’ex Psiup, al Partito della Rifondazione Comunista, con Sergio Garavini segretario.
Il Pci ha sempre, e più di altri, il partito che ha difeso il Paese dall’eversione fascista della destra, e dal terrorismo.
Il PCI è stato il partito che ha formato continuamente la sua classe politica, offrendo a tutti una sede in cui discutere, proporre idee e votare scelte politiche e programmatiche.
I militanti del PCI si battevano per la giustizia sociale, per la fraternità universale e per l’amore per il prossimo.
Il PCI ha sempre privilegiato il “NOI” e “INSIEME”.


