FINALMENTE AFRICO SI RACCONTA DA SÉ
Un saggio di Bruno PALAMARA segna il risveglio del paesino jonico
di Natale BRUZZANITIEra da tempo che Africo aspettava che qualcuno la raccontasse dal di dentro. Anche se, per la verità, nel corso del Novecento “il paese più isolato d’Aspromonte” aveva suscitato l’attenzione di diversi studiosi, da Umberto Zanotti Bianco a Corrado Stajano, da Tino Petrelli a padre Remigio A. Le Pera a Quirino Ledda, che avevano variamente documentato le vicissitudini della sua gente, dando voce ad una comunità umana che per secoli era vissuta ai margini della storia ufficiale e dei circuiti culturali del Paese, mancava ancora una ricostruzione storica che fosse frutto dell’impegno diretto di un suo cittadino. E così negli ultimi anni, mentre si registrava il rigoglioso fiorire di pubblicazioni che testimoniavano l’accresciuto interesse di quasi tutti i Comuni della Calabria per la riscoperta e la rivalutazione della propria storia municipale, si avvertiva sempre più la mancanza di una “cronistoria” organica di Africo. Finalmente questo vuoto è stato colmato grazie alla passione per la ricerca ed all’amore per la propria terra di Bruno Palamara, un valido studioso locale che ha pubblicato il volume “AFRICO dalle origini ai nostri giorni”. Un libro ben curato nella grafica e nella parte iconografica, frutto di una lunga ricerca, che sta riscuotendo ampi consensi, come ha dimostrato la partecipazione di un pubblico attento e numeroso alla manifestazione di presentazione ufficiale del lavoro svoltasi nel centro Polifunzionale del comune jonico. All’iniziativa, che ha rappresentato un vero e proprio evento culturale per la comunità africese, hanno preso parte con apprezzabili contributi diverse personalità politiche, istituzionali e culturali.

Nell’opera trovano spazio la secolare devozione per il “fricazzano” San Leo, monaco brasiliano e Protettore del Comune oltre che della Diocesi di Reggio-Bova, la descrizione delle precarie condizioni materiali di esistenza, le usanze folkloristiche, una silloge di proverbi in vernacolo, la meritoria opera sociale dell’Associazione per gli interessi del Mezzogiorno d’Italia (ANIMI), le drammatiche giornate dell’alluvione del 1951, l’esodo e la lenta costruzione di Africo Nuovo, il massiccio dispiegarsi del fenomeno migratorio, le lotte politiche e sindacali, il ruolo di don Giovanni Stilo.
Sul piano strettamente cronologico è doveroso precisare che il pregevole lavoro di Bruno Palamara vede la luce a distanza di pochi anni dalla stampa del libro di memorie “La mafia e i paesi sperduti” di Costantino Romeo e di soli pochi mesi dall’uscita della monografia “Africo: terra mia” di un altro appassionato cultore di memorie locali qual è il Prof. Costantino Criaco. È auspicabile che questo accresciuto interesse per le proprie radici storiche voglia rappresentare l’atteso segnale che Africo intende scuotersi dall’immobilismo del momento presente e coltiva la speranza di proiettarsi verso un futuro degno della sua migliore tradizione.